Solo RAI

Per Veronelli, se gli si parlava di televisione, esisteva (solo) la RAI.

La sua carriera sul piccolo schermo, iniziata nel 1960, si è realizzata nella tv pubblica.

Un rapporto non sempre sereno, tuttavia fertile e importante; affettivo anche, tanto da aver rifiutato più volte proposte dalle televisioni commerciali.

Un rapporto durato, pur tra intervalli, circa un trentennio.

Inizia come ospite-esperto di cucina, insieme alla collega Maria Luisa Pace, nel programma Personalità, condotto da Mila Contini, e racconta di ricette.

Tuttavia, non è affascinato dal mezzo, anzi lo teme per l’eccessiva semplificazione del linguaggio e – lui che vive di scrittura, dotato di uno stile aulico, molto personale, innovativo – ne resta distante.

Sino al 1971, quando, convinto con fatica dall’allora direttore RAI Torino Luciano Rispoli, esordisce conduttore, insieme all’attore Umberto Orsini, nella trasmissione pilota Colazione allo studio 7.

Grazie a quell’esperienza, si rende conto dell’estrema potenzialità comunicativa della televisione e cambia sguardo su di essa, ovvero sposta l’attenzione del pubblico sulla sua figura di esperto, sulla giovialità e – a sottolineare anche la sorprendente capacità d’autoironia – su un tono pseudo-professorale. Cocktail vincente per l’affermazione del personaggio che diverrà e per la funzione educativa – sul valore culturale di cibo e vino – che svolgerà.

A testimoniare la sua virata, lo scambio, al termine della prima serie, appunto con Rispoli:

Caro Rispoli,
prima di «chiudere» la mia attività per le vacanze, voglio dirti: grazie. L’esperienza TV – certo ricordi i miei timori – non poteva essere più positiva.
Ritienimi «a disposizione».
(8 luglio 1971)

Caro Veronelli,
siamo noi a ringraziare te per la efficace collaborazione dataci per «Colazione allo studio 7» che, come previsto, ha avuto un notevole successo di pubblico e di critica.
(20 luglio 1971)

Dunque, l’anno successivo bissa, in compagnia di Delia Scala.

Nel 1973, il programma cambia titolo in A tavola alle 7.

A Veronelli affiancano Ave Ninchi. Faranno coppia per 5 edizioni.

Travolgente il successo – sia per la formula sia per i deliziosi siparietti tra i due – e diventerà una delle trasmissioni con più alti indici di ascolto e più amate nella storia della RAI.

Nel 1980, Veronelli è protagonista del film-documentario Viaggio Sentimentale nell’Italia dei Vini, un enorme affresco sulla condizione dell’Italia vinicola e sul mondo contadino:

Un viaggio vero, reale, attraverso i vignaioli, così da coglierli nei loro atti e di fotografarne in un incontro-scontro diretto, al vivo, le più urgenti necessità”, afferma nella conferenza stampa di presentazione.

È un film-denuncia di fatto, su come il sistema tenti di spingere all’abbandono della terra, della viticoltura in particolare, in nome delle lusinghe dell’industria. E lui non ci sta.

Verranno poi La meridiana, nel 1982 (appuntamento fisso il mercoledì, su temi cucinari) e Il bel mangiare, nel 1990 e nel 1991 (con interventi su/per la ristorazione).

Ultima esperienza, anche se assai breve, è del 1998: una rubrica fissa all’interno di Costume e Società, rotocalco del Tg2 delle 13, in forma di pillola, di 3 minuti circa.

Incalcolabile infine, il numero di apparizioni (interviste, opinionista, eccetera), in trasmissioni altrui.

Leggendaria, 1996, quella a Il Laureato bis, condotta da Piero Chiambretti, per la sua Lezione sugli astemi.

Ecco un passaggio:

“… Se facessimo l’elenco degli infami di ogni secolo, scopriremmo, facendo ricerche, che sono tutti astemi. Ne cito alcuni: Caligola, Dracula, Hitler, Gheddafi, Saddam Hussein, Khomeini…

I grandi, quasi tutti i grandi, anzi direi tutti quelli dell’arco mediterraneo, nelle lettere, nelle scienze e, addirittura, nel trascendente, sono bevitori di vino: Gesù Cristo…certo, certo, Platone, Leonardo da Vinci, Galileo Galilei…