Dal 1998 al 2004, Veronelli scrive per il Corriere della Sera, con la rubrica “Agrodolce”, in uscita nella pagina domenicale sull’agricoltura..
Vignaiuolo, con la u, è forma fuori d’uso, vecchia; l’ho usata, anni ed anni, come provocazione.
Nei miei scritti, tesi a contestare i vini industriali, quelle reiterazioni – vignaiuolo, vignaiuoli – avevano uno strano risalto. Sino a che la mia battaglia a favore dei vini, che avevano puntuale corrispondenza con i luoghi di crescita delle uve, non è stata vinta – lo è – ho usato quella parola fuori d’uso.
La riutilizzo ora, per un vignaiuolo, Miscio Solismo (o Solismo Miscio? Lo conosco da sempre e non so, non ricordo, quale sia il nome e quale il cognome). Rudolf Schwarz, attento degustatore tedesco, mi porta la sua bottiglia, annata 1997, e mi dice testuale: «Veronelli, forse per l’ultima volta un regalo per Lei. Miscio ha più di 70 anni e non ce la fa. La ringrazia».
Questa bottiglia – rosso rubino intenso, dai sentori di viola e di spezie – potrebbe essere l’ultima della sua storia. Nobile da che fu tra i primi contadini a comprendere che quel vitigno – definito desolantissimo dagli esperti per l’eccessiva capacità di fruttificare – bastava controllarlo, potare corto d’inverno e verde d’estate, “costringerlo” a produrre meno e meglio per avere un vino più che buono.
Il gamay – è corretto scriverlo con la g minuscola, se ci si riferisce all’uva o al vitigno; con la G maiuscola, per il vino – dà l’uva rossa per il Beaujolais di cui si attende, con ansia del tutto ingiustificata, il Nouveau, il vino novello, prodotto nella regione francese omonima Beaujolais, ove è anche detto: «piccolo gamay, gamay rotondo, borgognone nero».
Sue caratteristiche originarie: gli apici di forma piuttosto espansa, color bianco-verdastro con foglioline apicali e basali verdi-giallastre; acini medi o piccoli, color nero-scuro, mediamente pruinosi, buccia fine ma resistente e polpa succosa.
In Italia è poco coltivato; luoghi della sua migliore produzione: le colline di Charvensod in Valle d’Aosta e di San Giovanni al Natisone, in Friuli, il circondario di Imola, in Emilia Romagna e le terre di Castiglione del Lago, sul Trasimeno (proprio qui il suo vertice, più preciso: in frazione Gioiella; e più preciso ancora nella vigna di Miscio Solismo).
Se sei nei luoghi e ci vai, questo è il momento migliore per raccogliere nelle vigne abbandonate i racimoli, minimi grappoli dagli acini appassiti di singolare dolcezza. Ricordi l’autunno di Cesare Pavese? «Per le vigne nascoste negli anfratti di terra / l’acqua macera foglie e racimoli».
Io spero che Miscio Solismo – ha mia stessa età – decida di continuare, di bere altre sue bottiglie (la vendemmia 1998 è stata buona). Se no, mi consolerò – non facile – con i Gamay prodotti, sotto la guida di maestri enologi attenti e appassionati, dai giovani allievi dell’Istitut Agricole Regional di Aosta.