Ci penso sempre più sovente perché – sempre più sovente – l’ascolto.
Tra le mie doti naturali non c’è la musicalità, intesa come capienza e attitudine fisiologiche ed intrinseche.
Bambino, ricordo con vergogna i tentativi corali sia in chiesa, sia sui prati montani.
Abbassavo la voce così che gli altri non avvertissero ero stonato, quasi come Natalia Ginzburg:
“Non so cantare e sono stonatissima; canto tuttavia qualche volta, pianissimo, quando son sola”.
La musica l’ho sempre amata, anche se non la sapevo ripetere.
Qualsiasi tipo di musica, dalla più antica all’ultimo jazz, se suonati bene…
Oggi, pressoché cieco, sarei in grado di sentire ed anche “vedere” – in esaltante, perché continuo, cambiamento con i costumi umani – le musiche più lontane nel mondo, le meno intese e conosciute.