Oh, che barba: ancora a dover sentire, in una discussione sul Lambrusco, che Veronelli snobbava i vini semplici, non importanti, non impegnativi, bla bla bla.
Ho recuperato un suo pezzo, proprio sul Lambrusco, di Sorbara, e…
Veronelli snobbava solo i vini cattivi, Lambrusco o Barbaresco o Ribolla o Greco di Tufo, si chiamassero.
Ma se cattivi perchè fatti male, telefonava/scriveva ai produttori e li esortava a far meglio.
Quanti i casi di “conversione”.
Gian Arturo Rota
Il Lambrusco che nel cor mi sta
Sì, il Lambrusco di Sorbara.
Non è permesso a nessuno di prenderlo sottogamba.
E’ un vino che nel cor mi sta. E non sono il solo.Andrea Bacci, medico di Papa Sisto V e autore di una monumentale storia dei vini d’Italia, cinquecentesca: De naturali vinorum Historia, giungendo a parlare dei vigneti del Modenese scrive:
«Si hanno vini di gusto delizioso, piccante, di soave odore e spumeggianti mentre si versano nei bicchieri».Sante Lancerio, bottigliere, come egli stesso si definisce, di papa Paolo III (il «bibace» Paolo III, uno dei papi più robusti, e uno dei vecchi fra i vecchi; forte per natura e aiutato nelle ricerche dei vini dal suo bottigliere, malgrado le traversie e i pensieri dello Stato, visse fino a 82 anni), ebbene Sante Lancerio, anche nel ’500 scrive dei vini del Modenese, li dice belli «come sonovi belle le marasche, le rotelle, et ancora le donne».
Il Lambrusco, di Sorbara, si merita tanti complimenti.
Nessun altro vino ci riporta, come lui, all’idea patriarcale, alla vita giornaliera.
E’ un vino «umano». Proprio per questo, forse, è il vino contro cui massimi sono i tradimenti.
Così che debbo attendere anni e far mille prove per bere e ribere un bicchiere che appieno mi soddisfi.
Perchè sia realmente di Sorbara e quindi buono, il tuo Lambrusco deve avere le seguenti caratteristiche:
colore rosso chiaro su netto fondo rosa, brillante; profumo allegro, con netta insistenza di viola; molto personale; sapore asciutto e sapido; accentuata freschezza per pulita vena acidula non privo di rustica eleganza; frizzante e vivace schiuma rossa.
Il suo tenore d’alcool è tra i 10,5 e 12° e l’acidità totale da 6 a 8% .
L’annata da consigliare è sempre l’ultima, da che è un vino fragile che vive una breve, incantata giovinezza.
E’ importante che la bottiglia – portata alla temperatura di 14-16°C – sia servita al momento, così da goderne, in primis, l’abbondante, evanescente schiuma.Luigi Veronelli
(da “Conoscere il vino“, Rizzoli-Hachette, 1997)