Ho dato anticipazione dell’omaggio che Peppe Pantaleo – artista/illustratore abruzzese, di Avezzano – ha fatto a Gino Veronelli: un ciclo di 8 tavole denominato “La terra è l’anima” ispirato a una delle espressioni più significanti e “programmatiche” di Gino.
Ne ho selezionate 5; per ciascuna titoli e indicazioni (miei e in libertà), per aiutare a cogliere il tema privilegiato dall’artista; ma ognuno poi dia la sua chiave di lettura.
La cantina (immagine d’apertura): qua e là tra le bottiglie (della leggendaria cantina), a sottolineare che in Gino bere e sapere sono elementi inseparabili, e che il vino stesso è sapere (e anche letteratura).
Il trono: Gino, nascosto (in evidenza il proverbiale naso e le gambe), è un re atipico, non ama il potere se non quello dell’evocazione; da un bicchiere di vino, possibili innumerevoli racconti.
Il contadino: lui, lui solo, sa quanto contino, nel lavoro agricolo, i gesti; la mano gigante è simbolo della cura e del rispetto che è necessario riporre in essi perchè la terra dia adeguati frutti.
La cultura e la coltura: due dei fondamenti su cui dovrebbe reggersi il patrimonio italiano e che Veronelli ha difeso, valorizzato ed esaltato sempre, anche contro il disinteresse o la sufficienza dei molti, politica in primis.
Un nuovo linguaggio: Veronelli non solo ha inventato una professione (il critico gastronomico), ma ha costruito un vero sistema linguistico e in esso, oltre al proprio singolarissimo stile, tutt’una serie di neologismi (parole ed espressioni) che hanno fatto scuola e che sono divenuti di riferimento.
Gian Arturo Rota