Ho trovato nell’archivio, appunti manoscritti di Veronelli relativi a una proposta d’intervista del febbraio 1983 per il Resto del Carlino, da parte di Giancarlo Liuti. Argomento: i sette vizi capitali: cosa ne pensa Veronelli, quale il senso, come lui li avverte.
Non so se l’intervista è stata pubblicata, da che mi manca il ritaglio di giornale. Quegli appunti, preparatori alle risposte e che riproduco nella loro – credo – provvisorietà, mi sembrano in ogni caso di notevole interesse social-filosofico.
Gian Arturo Rota
Accidia
Vizio o virtù l’accidia?
Accidia come assenza, rifiuto all’impegno perché so che l’impegno è, nel mondo in cui viviamo, al negativo, favorisce il negativo.
Alla fine non so se sia meglio essere e definirsi anarchico, o essere anarca alla Ernst Junger: “l’anarca non predica niente, non gli importa convertire nessuno”.
Avarizia
Non nel senso di parsimonia, nel qual caso è addirittura una virtù, ma nel senso di brama nell’accumulo di ricchezza.
E’ a mio avviso, l’orrido tra i vizi, prima causa d’ogni male sia a livello di persona sia di corporazione, stato, nazione.
Gola
E’ peccato quando limita il piacere.
Il limite di mangiare è solo di ordine estetico, guarda caso collima con l’ordine morale.
Invidia
Rammarico per la felicità altrui.
No, non è nel mio armadio, direi anzi che in me v’è sempre compiacimento, neppure troppo sottile, dell’altrui fortuna e capacità. E’ rassicurante, mi dà la prova delle possibilità di ciascuno e quindi anche mie. Alla fin fine è un appropriarsi di un bene altrui, la consapevolezza di fruirne, o quanto meno di poterne, subito o domani, fruirne.
Superbia
Si potrebbe tornare all’accidia. Superbia o necessità del torcere?
L’alterigia, il disprezzo, no.
Lussuria
Brama sfrenata dei piaceri sessuali.
La pornografia, sia scritta sia filmata, è un complemento, non ha ucciso la lussuria. Disgustosa quando volgare, amabilissima se giocata con l’intelletto.
Sono stato il primo a pubblicare De Sade: Contes, historiettes et fabliaux, ove gli imbecilli vedono solo oscenità.
Ira
Emozione violenta, incontrollata, condannabile proprio perché non guidata; impossibile difenderci dalla violenza con la violenza; per fare la lotta ai cannibali ce li mangiamo?
C’è però un’ira gentile. Il Parini parla di magnanima ira, Mazzini dell’ira santa.