Madame Feolde – alias Annie Feolde – è con Giorgio Pinchiorri, l’altra (prima?, seconda?) anima dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze.
Enoteca-ristorante oramai di vita quarantennale e di cui Annie governa – con lei due chef executive, Italo Bassi e Riccardo Monco – la cucina, che, sempre ha dichiarato, vuole essere italiana e moderna.
È stata intervistata da Lucy Gordan, collaboratrice di La Madia, numero di dicembre 2013.
Alla domanda:
Chi è stato professionalmente un suo punto di riferimento?,
Annie ha risposto:
Veronelli.
Lui ci ha sempre colpiti perché aveva una voglia tangibile di promuovere tutti i tipi di prodotti alimentari, non soltanto i migliori vini italiani e francesi.
Prima, si, ha compilato un catalogo dei vini italiani, ma poi dopo anche uno mondiale.
Tutto quello che combinava lo faceva con grande passione, con grande entusiasmo.
Era un leader. Era una persona capace spostare le montagne. Era grande per questo.
Aveva un cuore d’oro, ma era anche molto severo e molto diretto. Se c’era qualcosa che non gli piaceva, che era fuori dalla logica, dalla buona educazione o dal mancato rispetto, lui lo diceva.
Ha ricevuto molte critiche, subito anche molte accuse e processi perché diceva quel che pensava.
La sua profondità è risultata molto antipatica a tante persone che si sentivano criticate.
Mi pare un sunto puntuale sulla personalità di Gino.
Per le due frasi in neretto, fosse uscita l’intervista prima della pubblicazione del libro mio e di Nichi su di lui, avrei cercato una collocazione, credo nel capitolo Anarchia. L’antipatia degli uomini liberi.
Gian Arturo Rota