Sì! Ad una edizione di La Terra Trema al Leoncavallo bella come quest’anno mancavi solo tu, caro Gino.
E me ne dispiaccio molto, perché avresti visto tanti vignaioli da tanto tempo tuoi amici e tanti nuovi vignaioli che ti avrebbe fatto piacere incontrare e conoscere.
Avresti assaggiato tanti buoni vini, tanti ottimi vini in compagnia di tanti amici che ancora ti ricordano con affetto, con tante persone che non ti avevano mai sentito nominare, ma che sono state pronte ed attente ad ascoltare ciò che di te si dice ancora.
Avresti portato in quelle sale quel senso di speranza che solo la fiducia nella qualità, come tu l’hai sempre intesa, avrebbe trasformato in certezza per il futuro.
Avresti guardato anche tu con un certo stupore una lunga e ordinata fila di persone in attesa di entrare al Leoncavallo, che ha consentito a questo vituperato luogo di perdizione e depravazione di rivelarsi come uno dei luoghi più civili di Milano.
Avresti visto anche tu quanti passi in avanti i tuoi giovani amici hanno compiuto, quanta consapevolezza in più hanno appreso, quanta capacità critica si è sviluppata in loro e nei circoli culturali che animano e frequentano.
Perché La Terra Trema al Leoncavallo è solo l’ultimo atto di un percorso di iniziative culturali che dura tutto l’anno in tante città e in tanti ambiti.
Io non ho potuto che ricordare le tue parole più celebri, anche se forse sono state quelle meno capite e meno recepite, qualche volta persino derise: «Il peggior vino contadino è migliore del migliore vino di industria».
E lo ripeterò all’infinito, finché non si sarà compreso che cosa sia davvero il vino contadino; e cioè il vino di chi coltiva una vigna, ne raccoglie l’uva e la vinifica, affina il suo vino, lo imbottiglia e lo vende col proprio nome, con le proprie insegne. Questa è la supremazia del vino contadino.
Dopo sette anni alzerò ancora il calice del vino contadino che più hai amato, cantato e lodato.
Gigi Brozzoni, direttore del Seminario Permanente Luigi Veronelli