Apprendo con molta gioia la notizia, passatami da Pina Amarelli, del riconoscimento per il Museo della liquirizia Amarelli, quale istituzione “d’interesse storico particolarmente importante“.
Lo sono, gioioso, per l’amicizia con Pina, per conoscere bene il museo e l’importanza dei documenti, per la perizia con cui Pina e famiglia lo hanno pensato e realizzato, per il ricordo dell’affetto tra Pina e Gino Veronelli (“con Pina Amarelli ho avuto dialettica conversazione in una libreria di Napoli, estremista io, deliziosa lei; so di contro, ogni volta con ammirato stupore, la piacevolezza in nulla e per nulla problematica delle sue liquirizie e dei “derivati”, Ex-Vinis n.79, ott./nov. 2004). Last but… per il libro su di lei: Pina Amarelli – La signora della liquirizia, pubblicato da Veronelli Editore nella collana I Semi.
Ecco qui sotto un estratto del comunicato ufficiale:
Il Soprintendente Archivistico per la Calabria Francesca Tripodi ha comunicato, con decreto del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, che il Museo della liquirizia Amarelli è stato dichiarato d’interesse storico particolarmente importante...
L’Archivio abbraccia un arco temporale che va dal 1445 al 1986.
Ben cinquecento anni di storia di una fra le più importanti famiglie del meridione d’Italia e di un’industria (ma a piace più la parola attività, n.d.r.), quella della liquirizia, che dal secolo XVIII si è affermata in un settore che è stato il fiore all’occhiello dell’economia calabrese.
L’Archivio Amarelli, “per il patrimonio di storie personali, familiari e sociali di grande interesse costituisce certamente una fonte insostituibile e unica per raccontare e testimoniare non solo la storia delle aziende del Mezzogiorno ma anche per la conoscenza delle varie fasi di lavorazione della liquirizia e dei percorsi della commercializzazione del prodotto”.
Il complesso documentario è costituito da pergamene e da migliaia di volumi e fascicoli, e a breve verrà ufficialmente presentato e aperto alla consultazione.

Dice Pina Amarelli: “Lo scopo della famiglia Amarelli è non solo tutelare e valorizzare la documentazione di sua pertinenza, ma anche di dar vita, nella sede del proprio Museo, nell’Archivio e nell’Auditorium “Alessandro Amarelli” a studi, ricerche, convegni, pubblicazioni sugli aspetti pregnanti di una Calabria attiva e operosa nel mondo imprenditoriale. In una visione più ampia di cultura d’impresa, grazie al trentennale impegno profuso dalla Soprintendenza Archivistica per la Calabria e dall’Archivio di Stato di Cosenza, che ha permesso di aprire nuovi orizzonti sulla conoscenza della storia economica di un territorio che si richiama all’antica Sibari, mediante l’ordinamento di archivi, come quelli dei Duchi Saluzzo, dei Baroni Compagna, dei nobili Solazzi di Corigliano e dei Marchesi Martucci-Abenante di Rossano, i cui proprietari erano impegnati, al pari degli Amarelli, a portare avanti con decoro e dignità le loro aziende familiari attraverso la produzione di liquirizia, olio, seta, grano, agrumi, formaggi.”
Essì, proprio un Seme Pina!
Gian Arturo Rota